Molti di noi espatriati, per lo meno un paio di volte l’anno, prendono le ferie e tornano in Italia dalla propria famiglia.
Decidiamo di andare in vacanza per staccare la spina, uscire dalla routine e lasciarci indietro le preoccupazioni.
Le vacanze in generale, hanno una funzione psicologica molto importante, ci permettono di creare uno spazio mentale diverso, di diminuire il controllo sulle situazioni e di sentirci più liberi. Quando viaggiamo siamo focalizzati sul presente e ci alleggeriamo da doveri e responsabilità.
La situazione dell’espatriato, per quanto riguarda i viaggi e gli spostamenti è molto particolare (se vuoi approfondire “la psicologia del viaggio” trovi il post qui). Infatti, quando abbiamo a disposizione dei giorni liberi ci chiediamo: “Torno in Italia o vado da qualche parte?” Questa decisione, può essere accompagnata anche dal senso di colpa: “Forse dovrei tornare”.
Ascoltando le tante storie di italiani all’estero a studio e online, ho potuto raccogliere 3 motivi principali per cui a volte, le vacanze in Italia, non sono vissute come vacanze:
- Lo stress del tour di persone. Quando torniamo in Italia, soprattutto se è per poco tempo, possiamo sovraccaricarci di appuntamenti. Vogliamo vedere tutti i nostri amici e i nostri parenti (oppure tutti vogliono vedere noi) e quindi cerchiamo di incastrare ogni cosa e trovare buchi ovunque. In questo modo viviamo poco il clima di vacanza perchè ci mettiamo sotto pressione e programmiamo tutto.
- Tornare soccorritori della famiglia. Per molte persone tornare a casa significa riprendersi carico dei problemi della famiglia. Magari abbiamo da sempre ricoperto questo ruolo e quando siamo di nuovo con loro lo riviviamo all’ennesima potenza: risolleviamo gli animi, aggiustiamo ciò che non va, risolviamo i problemi. Il rischio in tutto ciò è che ci scordiamo di noi e piuttosto che ricaricarci e staccare la spina finiamo per esaurirci.
- Gestire le fasi emotive del ritorno. Tornare in Italia e poi ripartire comporta una serie di vissuti e di adattamenti: rivedere le persone che amiamo -o con cui abbiamo un rapporto molto complicato- può riaccendere stati d’animo forti, rientrare in una routine ormai passata può essere difficile, ristaccarsi dagli affetti può essere intenso, ritornare e riadattarsi alla nuova vita può non essere immediato. Quindi sì, magari siamo andati in vacanza, ma emotivamente ci siamo tutt’altro che rilassati.
Se ci ritroviamo in uno o tutti questi vissuti, possiamo però iniziare a lavorare su 3 punti:
- Ricordiamoci di dare spazio ai nostri bisogni e ai nostri desideri. Chi abbiamo davvero piacere di vedere? Quali sono 2 o 3 cose importanti per noi che vogliamo fare quando siamo lì e a cui non vogliamo rinunciare? Iniziamo quindi a pensare in modo consapevole. Questo magari significherà non riuscire a vedere alcune persone o sentirsi criticati per alcune scelte, e se è così, è il momento di iniziare ad accettarlo e trovare dei modi per tollerarlo.
- Non facciamoci sommergere dalle richieste familiari. Questa può essere molto difficile, ma è vitale. E’ fondamentale creare dei confini e custodire il nostro spazio individuale. Davanti a pressioni eccessive dobbiamo ritrovare il nostro centro e ridistribuire le responsabilità: non è nostro compito far felici gli altri, risolvere i loro problemi e prenderci carico di tutto. Dire di no in alcuni momenti è indispensabile per il nostro benessere.
- Prendiamoci cura della nostra altalena emotiva. Pensiamo a cosa può aiutarci quando sperimentiamo le diverse fasi del ritorno-distacco. C’è qualcosa che in passato ci ha facilitato? C’è qualcosa che renderebbe la transizione più leggera? Che possiamo fare per consolarci quando ci sentiamo tristi? E’ importante accogliere quello che sentiamo come parte naturale del processo di ritorno, ed essere comprensivi e supportivi con noi stessi.
E tu, come vivi il ritorno in Italia? Cosa ti serve per rilassarti? C’è qualcosa di diverso che vorresti fare la prossima volta? Come sempre, sono in ascolto di chi lo vuole condividere 🙂
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