La solitudine e’ un’esperienza che tutti noi viviamo a un certo punto all’estero: all’inizio, quando sentiamo forte il distacco da cio’ che ci e’ familiare, ma anche a “vita avviata”, quando un qualche senso di vuoto bussa alla porta della nostra quotidianità.
Sicuramente questo periodo di lockdown e incertezze non ha fatto che amplificare questo vissuto gia’ di fondo presente nel cuore degli espatriati (di questo ho parlato nell’articolo per il magazine Italoeuropeo qualche mese fa).
Fa male sentirsi soli, questo perche’ le relazioni sono uno dei bisogni fondamentali dell’uomo da sempre: nella preistoria appartenere a una tribu’ e a una comunita’ ci ha garantito la sopravvivenza e la protezione, da piccoli non saremmo potuti crescere senza qualcuno che ci desse attenzione, amore e cure.
Oggi parliamo di solitudine perche’ capire di cosa sia “fatta” la nostra solitudine ci puo’ aiutare a non esserne vittime e a trovare dei modi per superarla.
Di solito la scansiamo e la riempiamo con distrazioni, perche’ diciamocelo non e’ piacevole ed e’ pure scomoda, pero’ guardarla da vicino, chiacchierarci e capire cosa ci racconta, puo’ essere di grande aiuto, te lo assicuro.
Percio’ partiamo da cos’e’ la solitudine.
La solitudine la possiamo immaginare composta da tre aspetti: il senso di separazione, la vergogna e la paura. Vediamoli uno per uno.
- Il senso di separazione: ci sentiamo soli quando ci sentiamo diversi e separati dagli altri, praticamente quando avvertiamo un “io” vs “loro”.
Possono giocare un ruolo importante la cultura e la lingua, ma andando piu’ in profondita’, dipende moltissimo dalle idee negative che abbiamo su noi stessi. Questo senso di separazione minaccia la costruzione del nostro senso di appartenenza. - La vergogna: ci sentiamo soli quando facciamo i confronti con gli altri. Perche’ faccio cosi’ fatica ad avere degli amici? Perche’ io non ci riesco? C’e’ forse qualcosa che non va in me? Guarda lei, guarda lui, non sembrano avere problemi.
I confronti possiamo farli con altri expat come in questo caso, ma anche con i locali, con i quali magari non ci sentiamo mai all’altezza. Il senso di solitudine quindi puo’ spesso derivare da un senso di inadeguatezza. - La paura: spesso ci sentiamo soli perche’ abbiamo paura del rifiuto, di non piacere, di non essere accettati, oppure abbiamo paura che le persone ci lascino perche’ ad esempio decidono di spostarsi altrove (ne parlo nel mio libro nel capitolo amico che viene e amico che va). Cerchiamo quindi di difenderci, e il costo che paghiamo e’ alto perche’ ci isoliamo.
Possiamo anche sentirci soli perche’ magari abbiamo paura di integrarci e di perdere la nostra identita’, oppure temiamo che se ci adattiamo troppo, poi decidiamo davvero di restare lontano da casa (questo e’ molto presente nelle storie che ascolto).
Quale ruolo giocano questi elementi nella tua vita all’estero? E’ possibile che uno o piu’ di questi aspetti perpetuino il tuo senso di solitudine?
Se capiamo con quali aspetti ci blocchiamo, possiamo risolverli. Nel mio lavoro aiuto le persone a lavorare sul loro sentirsi diversi e inadeguati, sulla loro autostima, sulla loro conquista dell’indipendenza emotiva.
Voglio concludere il post con 4 antidoti alla solitudine, sperando di offrirti qualche spunto utile!
- La consapevolezza: proprio perche’ la solitudine e’ dolorosa spesso la evitiamo e quindi la conosciamo poco. Ti invito percio’ ad accoglierla e a chiederti:
com’e’ fatta la solitudine nel mio caso? (puoi rifarti ai tre elementi di prima), la sento da qualche parte nel corpo? Cos’e’ che alimenta la mia solitudine e quindi mi mantiene bloccato? Mi sento piu’ da solo a casa o quando sono con gli altri? Cosa lo amplifica e cosa lo allieva?
Aumentare la consapevolezza sulla nostra solitudine ci aiuta a tranquillizzarci e a iniziare a capire cosa dobbiamo fare. - La connessione con gli altri: l’antidoto per eccellenza alla solitudine e’ entrare in connessione con gli altri, percio’ e’ importante essere proattivi: iniziare le conversazioni, dare il beneficio del dubbio, dire si agli inviti, aiutare gli altri.
Non cercare la quantita’, piuttosto la qualita’, perche’ per combattere la solitudine hai bisogno di sentirti davvero vicino a qualcuno, il punto principale e’ l’intimita’. - La connessione con te stesso: “A volte la solitudine e’ il segno che sei in disperato bisogno di te stesso”. Hai mai pensato che forse ti senti solo perche’ non ti senti ascoltato, visto e preso in considerazione da te stesso? Quanto ti ascolti e come ti tratti? Facci caso e datti il permesso di darti quello che ti serve.
- L’autenticita’: E’ quando hai il coraggio di esprimerti e essere chi sei che hai la maggior possibilita’ di trovare e sentire una vera appartenenza. Perche’ piu’ cerchiamo di aggiustarci e modificarci per essere diversi, piu’ e’ difficile per gli altri avvicinarsi in modo genuino e per noi sentirci bene.
Lo dice benissimo l’autrice Brene’ Brown che seguo molto:
“Fitting in is about assessing a situation and becoming who you need to be to be accepted, belonging on the other hand doesn’t require us to change who we are it requires us to be who we are.
Because true belonging only happens when we present our authentic imperfect self to the world. Our sense of belonging can never be greater than our level of self acceptance” .
E infatti, partire da noi e’ sempre il primo passo ❤
Un abbraccio,
Giulia
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Buonasera Giulia.
Fai anche sedute come psicologa?
Grazie,
Erica
Ciao Erica, negli incontri unisco sia la psicologia che la psicoterapia 😊