Ricordo con nitidezza quando ricevetti la notizia che mia madre aveva avuto un trombo.
Ero nella camera da letto della mia prima casa a Brighton e mi sono chiesta: “se le succede qualcosa e io sono qui, come potro’ perdonarmelo?”
All’epoca non ci avevo ancora lavorato, e in quel momento c’era solo un’emozione in me.
Il senso di colpa.
Quando i nostri genitori non stanno bene, essere lontani e’ proprio dura.
Se hanno un malore, devono subire un’operazione o la vecchiaia avanza, per noi che siamo a distanza e’ una stretta al cuore.
Possiamo sentirci impotenti e in difetto.
E i genitori, possono essere in pace con la loro eta’ e con le nostre scelte, oppure essere risentiti e reclamare attenzione.
E questo chiaramente puo’ metterci il carico da 90.
(E qui puo’ scattare pure il senso di colpa di avercela con loro! Aiuto!).
Questo tema e’ un’esperienza molto comune tra gli expat che ascolto e se lo hai vissuto anche tu, spero di darti degli spunti per sentirti meglio con te stesso 🙂
Anzitutto partirei col capire meglio cos’e’ il senso di colpa.
Ci sentiamo in colpa quando abbiamo la sensazione di aver fatto qualcosa di sbagliato, quando abbiamo violato una regola o tradito un nostro valore.
Pero’, ascolta bene, il nostro sistema di valori e di regole lo costruiamo da piccoli a partire da cosa ci dicono i nostri genitori.
Cioe’, assorbiamo e facciamo nostro cosa pensano rispetto a cosa sia giusto e cosa non lo sia.
Percio’ la prima domanda utile che possiamo porci e’: questa scelta di vita, questa azione o questa sensazione per cui mi sento in colpa, e’ sbagliata per chi?
Per loro o per me?
Ad esempio, possiamo aver sentito in famiglia che nella vita bisogna volare basso e fare un lavoro semplice sufficiente per mantenersi.
Per cui adesso, quando in Italia arriva un’emergenza a casa, parte il senso di colpa perche’ ci diciamo “sono andato fuori, non ho volato basso e non sono un buon figlio”.
Si e’ attivato il sistema di regole genitoriale.
Ma questo e’ quello che pensano loro, tu sei d’accordo?
Pensaci un secondo, perche’ spesso e’ davvero automatico prenderlo per “verita’”.
Oppure, puo’ scattare il nostro sistema di regole, e qui facciamo i conti con i nostri di giudizi, su come dovremmo o non dovremmo essere.
In questo caso, possiamo darci la possibilita’ di considerare altre opzioni e di trattarci in modi piu’ morbidi e comprensivi.
Il secondo aspetto del senso di colpa, e’ che e’ cultura-dipendente.
Questo significa che ogni cultura ha il suo schema di “figlio”, di cosa non deve fare, e di cosa ci sia aspetta da lui rispetto ai genitori.
Inoltre ogni cultura ha i suoi valori principali e i suoi valori secondari.
In Italia la famiglia e’ un valore primario, ed e’ molto presente lo schema: “un buon figlio sta vicino alla famiglia”;
mentre in Inghilterra ad esempio, e’ la liberta’ individuale ad essere un valore primario, e lo schema e’: “un buon figlio esce di casa ed e’ indipendente”.
Quindi, tenere presente che il senso di colpa e’ spesso legato a sistemi di valori, regole genitoriali e aspettative culturali che non per forza dobbiamo condividere, ci aiuta considerare che una certa azione non e’ sbagliata a prescindere.
Questo ci aiuta a creare uno spazio tra cio’ che sentiamo e cosa sentono gli altri, tra quello che viviamo e quello che immaginiamo significhi.
Non sei una cattiva persona.
Se decidi di vivere in un altro Paese, non sei ingrato o egoista.
Convalida il tuo dispiacere per non poter esserci sempre per loro, e poi, perdona la colpa 💙
Stai facendo del tuo meglio, e questo e’ abbastanza.
Un sorriso,
Giulia
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