Trasferirsi e vivere all’estero con il proprio partner puo’ essere un’esperienza intensa e significativa che lega moltissimo e risalda la relazione.
Anche io nella mia seconda esperienza in UK ero partita con quello che ora e’ mio marito e ricordo quanto sollievo c’era nell’essere l’uno il punto di riferimento dell’altro in una realta’ poco familiare e a tratti distante.
Ne ho parlato anche nel mio libro, dove racconto la “concentrazione dell’affetto” in un’unica persona.
Il fatto pero’ e’ che a volte questa vicinanza diventa.. troppa. E corriamo il rischio di perderci nella relazione e smettere di evolvere.
Lo facciamo per proteggerci dalla paura del mondo esterno, e spesso e’ una tendenza che ci portiamo dietro da tempo, e che all’estero date le circostanze, si accentua molto.
Ti e’ capitato?
Nello specifico a volte magari..
sei molto attento a come si sente il tuo partner, e tante delle tue energie sono spese per aiutarlo..
ti senti un po’ limitato..
ti sembra che lui/lei ti trasmetta ansia o tristezza..
ti senti frustrato ma non ti arrabbi, ed eviti il conflitto..
eviti alcune situazioni sociali, o vai via prima, per tornare a casa da lui/lei..
non stai molto bene ma sai come stare meglio..
cerchi da lui/lei il consenso sulle cose che vuoi fare..
Questi possono essere alcuni segnali di questa iper-vicinanza o codipendenza.
Di base abbiamo paura del distacco ed e’ come se l’altro fosse indispensabile per noi: ci sentiamo importanti e confermiamo chi siamo solo se lo aiutiamo, oppure solo se lui aiuta noi.
Se consideriamo l’analisi transazionale, in questo rapporto fusionale e simbiotico praticamente quello che succede e’ che ci si sostituisce all’altro:
cioe’ ci prendiamo cura o cerchiamo cure senza che ognuno possa fare da se’;
prendiamo decisioni per due o facciamo prendere decisioni all’altro al posto nostro.
In questo senso, viviamo senza utilizzare tutte le nostre capacita’ perche’ (piu’ o meno consapevolmente) le sminuiamo e non ci crediamo abbastanza, e senza dare all’altro la stessa possibilita’ perche’ sminuiamo anche le sue.
Inoltre, viviamo senza conoscerci bene perche’ se il focus e’ sempre sull’altro e c’e’ poca distinzione io-tu, e’ difficile capire chi siamo e quali siano i nostri bisogni! (e quindi sentirci davvero soddisfatti).
Ti torna?
Che fare quindi? Voglio lasciarti 6 spunti : )
1) Come prima cosa e’ importante rendercene conto.
Non e’ scontato, perche’ solitamente siamo totalmente immersi nelle nostre dinamiche automatiche (percio’ se te ne rendi conto gia’ sei a un buon punto).
Nello specifico puoi fare caso ad esempio:
a quando senti l’urgenza di aiutare il tuo partner per farlo stare bene (perche’ ha il diritto di stare male, non ha bisogno di essere aggiustato e non e’ il tuo compito gestire le sue emozioni);
a quando assumi cosa gli servirebbe (perche’ se non te lo dice non puoi saperlo);
a quando senti quel fastidio legato al sentirti in gabbia (perche’ e’ una rabbia sana che ti invita a ritrovare la liberta’);
a quando ti innervosisci perche’ lui/lei dovrebbe capire cio’ che ti serve e dartelo senza che neanche che tu glielo dica (perche’ e’ responsabilita’ tua prenderti cura di te, e lui/lei non sa cosa ti serve, a meno che tu non glielo chieda).
In pratica quindi, fai caso a quando inizi tu la dinamica, e quando e’ il tuo partner a “lanciarti un amo” per cominciarla.
2)Puoi lavorare sulla tua autostima e quindi capire come mai non credi in te stesso e iniziare a guarire questa ferita.
3)Puoi lavorare sulla gestione delle tue emozioni e su come tollerare quelle intense del tuo partner.
4)Puoi iniziare a conoscerti meglio, capire quali sono i tuoi bisogni, e avere piu’ chiara la tua identita’.
5)Puoi lavorare sugli schemi ricorrenti di coppia, analizzando le tue relazioni precedenti e le tue relazioni familiari.
6)Puoi lavorare in coppia e scoprire come diventare piu’ indipendenti e sicuri all’estero senza perdere il legame.
C’e’ qualcuno di questi punti che ti interesserebbe? : )
Ti lascio un ultimo spunto di riflessione.
Se ti senti insoddisfatto, confuso e insicuro nella tua vita all’estero, prova a capire se in realta’ e’ la tua relazione di coppia a suscitarti queste sensazioni.
Distinguere questi due aspetti e attribuire queste emozioni all’aspetto giusto puo’ aiutarti a risparmiare tanto tempo rispetto all’eventuale domanda “la mia vita qui funziona o no?” (spesso in terapia questo insight e’ una sorpresa).
In ogni caso, con un buon lavoro interiore e’ possibile creare nuove dinamiche di coppia piu’ soddisfacenti, e finalmente vivere al pieno delle tue potenzialita’.
Te lo auguro davvero.
Un sorriso,
Giulia
Ps. Pensi che questo articolo possa essere utile a qualcuno che conosci? Inviaglielo!
