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Sentirsi distaccati dalla famiglia

Al ritorno dalle “vacanze” in Italia, un’esperienza frequente che ascolto e’ quella di sentirsi appesantiti perche’ ci si e’ nuovamente scontrati con le difficolta’ familiari.

Perciò in questo post ho pensato di parlare di un fenomeno psicologico che puo’ scaturire da questa fatica: il taglio emotivo.

Che cos’è il taglio emotivo? Il taglio emotivo è un meccanismo di difesa che scatta per proteggerci quando siamo sovraccarichi di pensieri, preoccupazioni o difficoltà: per tornare a respirare ci distacchiamo dalla situazione e mettiamo via nel nostro scantinato interiore tutte le emozioni spiacevoli che sentiamo.

In questo modo i problemi sembrano più lontani e meno pesanti.

Ma che significa vivere un taglio emotivo all’estero rispetto alla propria famiglia? Significa mantenersi emotivamente a distanza, volerne sapere poco delle difficoltà che li affliggono e in generale essere un pò distaccati.

Questo meccanismo si attiva soprattutto se le relazioni con i familiari sono complicate (magari è uno dei motivi per cui siamo partiti), i litigi sono frequenti, i problemi sono vissuti come drammi e le richieste di attenzione e aiuto sono molte.

Oltre a una distanza fisica (viviamo lontani) aggiungiamo anche una distanza emotiva (siamo poco coinvolti) per non essere completamente risucchiati dalle loro vicende.

Lo mettiamo in atto quando abbiamo necessità di ritrovare il nostro equilibrio, il nostro spazio personale e in senso ampio ritrovare noi stessi, perché ci eravamo un pò persi.

Questa strategia quindi ci permette di rifocalizzarci sulla nostra vita.

Tuttavia, se la utilizziamo in modo massiccio e per tanto tempo, può farci sentire piatti e spenti, perché abbiamo messo da parte troppo le nostre emozioni.

Perciò se pensiamo di aver tagliato emotivamente con la nostra famiglia può essere importante riflettere su quanto ci siamo distaccati e quanto abbiamo allontanato da noi tutte le emozioni associate a loro: rabbia, dispiacere, pesantezza, frustrazione, tristezza, risentimento.. (che comunque nello scantinato continuano ad esserci e forse vorrebbero sentirsi ascoltate).

A un certo punto può essere utile iniziare a dargli una sbirciata e a usarle in modo utile per noi: piuttosto che sigillare le emozioni oppure esserne travolti, diventarne consapevoli, imparare a gestirle e porre dei confini sani con la nostra famiglia.

Nel concreto questo significa ad esempio:

1dare un nome alle emozioni che sentiamo quando ci relazioniamo o pensiamo a loro.

2. imparare ad accoglierle e a regolare la loro intensità se sono troppo forti.

3. allenarci a dire di no davanti a richieste che valutiamo eccesive per noi, pur mantenendo un legame, se lo vogliamo.

Questi tre passi richiedono lavoro, ma ci regalano libertà, serenità e una vita piu’ leggera.

Tu a che punto ti trovi?

Un sorriso,

Giulia

Pensi questo post possa essere utile a qualcuno che conosci? Inviaglielo 🙂

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